La favola del Chelsea: campioni!

Rigori fatali al Bayern: 5-4

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  1. ¬Kuma
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    Meriterebbero una pacca sulla spalla di sincera partecipazione umana, quelli del Bayern: è commovente vedere come si oppongono con tutte le forze a un destino evidentemente già scritto. Gli dei del calcio avevano decretato che il 2012 sarebbe stato l'anno della prima Champions League del Chelsea, del grande risarcimento dopo la delusione ai rigori di Mosca 2008. E non c'è stato verso di far cambiare loro idea: non c'è riuscito il Napoli, non ce l'ha fatta il Benfica, si è arreso il Barcellona. Tutti sconfitti per un niente. E alla fine anche il Bayern ha ceduto sul più bello, a pochi minuti (o a pochi rigori) dalla festa organizzata in casa.

    ITALIAN WALL — Tra i muri di una casa costruita da Di Matteo abiteremmo volentieri: sarebbe senz'altro un edificio solido, antisismico, sia pure con qualche inevitabile sacrificio estetico. Il Bayern aveva le armi che mancavano al Barcellona nell'assalto alla diga blu: esterni fortissimi e un ariete in area di rigore. Ma quando le fondamenta sono buone, la baracca non crolla mai, sia che provi a sfondare la porta, sia che tenti di entrare dalla finestra. Roberto da Sciaffusa sorprende tutti con Bertrand nell'undici iniziale, Heynckes invece conferma gli indizi visti nella formazione schierata a Colonia (ultima di Bundesliga, test ideale) e va con Tymoshschuk e Contento.

    CHELSEA CHIUSO — L'impostazione che il tecnico italiano dà alla gara, come prevedibile, non differisce di molto da quella usata per imbrigliare e far cadere il Barça: Mata funge da raccordo tra la punta Drogba e un centrocampo in cui le ali Kalou e Bertrand sono spesso e volentieri sulla stessa linea di Mikel e Lampard. Così il 4-2-3-1 del Bayern ha pochi rifornimenti dai terzini Lahm e Contento, oltre che rarissime percussioni centrali di "Schweini" (un po' condizionato dall'ammonizione rimediata al 2') e Kroos.

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    PALO DI ROBBEN — Robben e Ribery partono larghi e sono una potenziale minaccia ogni volta che si accentrano per andare al tiro, ma a conti fatti non combinano tantissimo fino all'intervallo. L'olandese ha però all'attivo un incrocio dei pali colpito a metà frazione, con una carambola dovuta alla parata di piede di Cech. Le occasioni più chiare le hanno Mueller (destro volante sul primo affondo con cross di Contento) e soprattutto Gomez, ma Super Mario è sempre troppo lento al momento del tiro. E quando Robben, dopo una collisione tra Mueller e David Luiz a rischio rigore, gli recapita un pallone nell'area piccola, il vice-capocannoniere della Champions sparacchia alto, facendo alzare dalla panchina un Heynckes già rosso porpora in faccia. Ne ha motivo, il buon Jupp: il Bayern va al riposo con 13 tiri a 2, 8 corner a zero e col Chelsea pericoloso solo con un destro di Kalou bloccato da Neuer. Ma senza gol.

    ASSALTO CONTINUO — La ripresa, ovviamente, comincia come era finito il primo tempo. E c'è subito un sussulto: la Fussball Munchen Arena è tutta in piedi quando Ribery insacca a porta vuota, dopo una percussione di Mueller che aveva liberato al tiro Robben. Ma il francese, grande assente due anni fa al Bernabeu con l'Inter, ha una gamba oltre David Luiz al momento del tiro dell'olandese, dunque fuorigioco e si resta 0-0. Ci riprova Robben, ci riprova Ribery e tenta perfino capitan Lahm: niente di fatto, i minuti passano e c'è sempre qualche corpo che si frappone tra il pallone e la porta di Cech.

    BOTTA E RISPOSTA — Da lì inizia il Mueller show, per dieci minuti la scena se la prende il ragazzo del vivaio bavarese, uno che i grandi appuntamenti li fallisce raramente, anche dopo stagioni così così. Prima spreca una buona chance, poi fa centro di testa, schiacciando a terra il pallone da posizione defilata: è il minuto 83, Monaco applaude il suo eroe che lascerà il campo centoventi secondi più tardi, perché Heynckes sceglie di coprirsi con Van Buyten. Grave errore: non ti puoi comunque difendere da uno come Drogba. E così, ironia della sorte, su un rarissimo corner battuto dal Chelsea (contro un migliaio del Bayern...) l'ivoriano spiega due o tre cosette a Boateng e lo brucia nello stacco, freddando Neuer per l'1-1. La marea blu che sovrasta la scena esplode di entusiasmo: si va ai supplementari.

    ARJEN TRADISCE — E si ricomincia con l'imprevisto: Drogba conferma la sua propensione a far danni anche nella propria area di rigore, azzoppa Ribery (lo sostituisce Olic, mentre tra i Blues è entrato Torres) ed è penalty per il Bayern. Il sinistro di Robben trema, come spesso gli accade nelle finali che contano. La mano di Cech no. Lo psicodramma dei tedeschi continua. E va avanti anche nella ripresa, quando Olic manca l'appuntamento con la storia per centimetri. L'epilogo ai rigori è scritto.

    SEMPRE DROGBA — Ed è scritto anche il verdetto. L'ultimo che prova a movimentare un po' le cose è Neuer, che para un rigore a Mata e poi ne segna addirittura uno (!). Ma Cech dice no a Olic, Schweinsteiger sbatte sul palo e Drogba segna il penalty più importante della sua carriera, proprio ora che medita di lasciare il calcio d'alto livello. Sarà festa per tutta la notte a Monaco. Ma non rossa. Sarà festa blu. All'urlo di "There is only one Di Matteo": il popolo dei Blues ormai l'ha adottato e non lo vuole salutare proprio adesso.


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